Cari genitori
oggi volevo parlare con voi di ciò che molto spesso mi capita di affrontare durante i miei percorsi di educazione al sonno
L’approccio che utilizzo , si basa esclusivamente sullo studio del caso specifico e sulla messa in pratica di teorie autorevoli e riconosciute scientificamente sullo sviluppo relazionale e affettivo .
Chi mi conosce sa bene che aborro manuali e metodi standardizzati, in quanto non rispettano le caratteristiche umane e le specificità di ogni bambino, ma al contrario tende a far si che vengano categorizzati , inglobandoli in schemi che non rispettano minimamente l’animo e la natura umana
Non ho certo la pretesa di avere la verità assoluta in tasca, perchè, detto tra noi, non credo minimamente che alcuno la possegga , ma ciò che posso offrire durante i percorsi è la mia completa attenzione e dedizione .
Soltanto osservando davvero il contesto si può intuire il reale bisogno di ogni famiglia.
Quando i bambini sono molto molto piccoli faticano a farsi comprendere nel loro linguaggio che molto spesso è rappresentato dalla postura e dal pianto ,la loro capacità di percezione è ancora rudimentale ,
pertanto anche i genitori sono chiamati in causa affinché possano farsi comprendere a loro volta dal bambino attraverso gesti e modalità di accudimento .
Se l’adulto conosce bene il suo bambino ed è realmente attento a quelli che sono i suoi bisogni (in fase neonatale sono : nutrimento, sonno, contenimento e accudimento ) , il bambino non è per forza costretto a piangere per attirare la sua attenzione
Ci sono delle enormi differenze nei bisogni di sonno e di riposo da un bambino all’altro, e anche nello stesso bambino in momenti differenti. E’ l’adulto maternante che deve essere in grado cogliere queste sfumature
Stare con l’adulto ,per il piccolo , vuol dire provare gioia e benessere . Benessere corporeo, sensazioni piacevoli…
le mani dell’adulto devono essere in grado di trasmettere sensazioni piacevoli
Prendere sul serio un’attività svolta dal bambino come ad esempio l’agire spontaneo , supino , in una palestrina posta su una superficie rigida , utile per affinare la propriocezione ( percezione che il bimbo ha di se stesso e del suo corpo )è molto importante
Questa attività che riguardano gesti , azioni , giochi movimenti , esprimono il vissuto del bambino e la modalità di approcciarsi al mondo che si appresta a percorrere
Lasciare che il bambino si muova liberamente non significa abbandonarlo , ma al contrario rispettare il bisogno di esprimere se stesso attraverso la motricità, la fisicità,
significa considerarlo in quanto essere senziente .
Quando i genitori si separano dal bambino mentre è intento a svolgere la sua attività in autonomia , permettono al piccolo di potersi muovere con piacere , di manipolare oggetti, di scoprire l’ambiente circostante secondo le sue capacità motorie dettate solamente dalla fase di maturazione fisiologica propria di ogni essere umano
E’ soltanto in questa modalità che il bambino troverà in sé stesso le risorse per sviluppare una motricità molto più interessante e utilizzabile , meglio di come possa fare un adulto che si arroga la pretesa e la convinzione di fare tutto e subito , spesso in modo agevolante per se stesso
( lo metto in un box, lo metto nel lettino con due giochini , lo metto nel girello ecc…ecc…)
La mia quotidiana esperienza durante le consulenze del sonno , mi ha fatto notare come la parte relativa alla motricità del bambino sia drammaticamente trascurata ( 7 casi su 10 )
o addirittura non contemplata minimamente , e come invece sia più frequente imbattersi in situazioni in cui vengono tenuti in fascia molte ore nell’arco della giornata – in ‘virtù’ delle filosofie new age che vogliono vedere bambini poppare
h 24 inchiodati al corpo della mamma ,
non tenendo conto del fatto che i bambini siano persone con bisogni individuali e con il diritto sacrosanto di esperire il loro essere , il loro sentito attraverso la capacità motoria dettate dalla maturazione cerebrale e dalla natura ,unica entità autorizzata a dettare tempi e modi
Permettere ad un bambino di muoversi in autonomia non vuol dire abbandonarlo, laddove ‘autonomia’ viene intesa come mero rispetto del bambino e delle sue capacità ,
cosi come impegnarsi ad insegnargli ad utilizzare risorse interiori che bypassino la richiesta costante di suzione al seno che spesso , al contrario di quanto si pensi , nasce appunto dal forte senso di frustrazione per la mancata possibilità di esprimere un bisogno qual è il movimento stesso.
Persino il Dott.Barry Brazelton , pediatra americano di fama mondiale , attribuiva alle problematiche del sonno , cause relative alla mancanza di motricità .
Questo disagio innesca inevitabilmente circoli viziosi di frustrazione tali che spingono il bambino a richiedere una suzione sempre più frequente ( la suzione checchè se ne dica non è sempre bisogno di poppare il seno ,né di contatto in quanto tale , ma semmai è la suzione stessa che viene impiegata come mezzo di rassicurazione e consolazione che si espleti poi al seno o con un oggetto facilitante qual è il ciuccio )
e spesso questi atteggiamenti vengono scambiati per ‘bisogno costante di contatto ‘,mentre in realtà rappresentano un bisogno inascoltato o meglio , mal interpretato di movimento autonomo
Studiando attentamente i casi , mi rendo conto spessissimo che i bambini ( normalmente dai 3 mesi in poi ) svolgono pochissima attività in autonomia e passano gran parte della giornata in braccio , vincolati da ovetti , passeggini mezzi altamente contenitivi che impediscono loro il libero movimento
Vorrei precisare però che , mentre per i primi 3 mesi di vita il vincolo contenitivo delle braccia rappresenta la modalità elettiva per l’instaurarsi della relazione triadica, successivamente può anche essere pian piano accompagnata da altre modalità , quelle citate poc’anzi ad esempio , o altri spunti di intrattennimento che vedano sempre l’adulto di riferimento implicato nel supportare il bambino , ma che quest’ultimo sia protagonista principale della sua stessa vita .
L’influenza della componente affettiva sullo sviluppo psico-motorio è oggi riconosciuta . Al contrario però l’influenza della motricità sull’affettività è ancora tropo poco studiata
Negli anni 30 un medico pediatra La Dott.ssa Emmi Pikler si interessò a lungo della relazione tra movimento e affettività e fu in grado di dimostrare quanto , la troppa , o al contrario la poca presenza dell’adulto maternante , fosse determinante nello sviluppo psicomotorio del bambino .
Ella osservò come fosse importante permettere al bambino di muoversi a proprio piacimento , assicurando le necessarie condizioni ambientali e di sicurezza e come fosse importante altresì non impegnarlo in un movimento che lui stesso non avesse già acquisito in autonomia
Il Centro Brazelton dell’ospedale Meyer di Firenze , dove io ho fatto una parte del mio percorso formativo e dove ancora mi formo, hanno redatto una serie di schede in cui vengono riportati degli elementi fondamentali per lo sviluppo psicomotorio dei bambini . Queste schede che io fornisco durante le mie consulenze , servono proprio per permettere a genitori di acquisire la giusta formazione in merito , e attuare delle proposte di intrattenimento dei loro bambini in maniera mirata ma mai invasiva, castrante o troppo vincolante
Appurare oggi che esistano realtà familiari in cui vi sono bambini di 8/9 mesi che ancora non stanno seduti in autonomia ma che al contrario utilizzano device quali telefoni cellulari o tablet come mezzi di intrattenimento , fanno riflettere e concedetemi il termine , anche un pò di terrore
Nei percorsi post parto suggerirei di accennare anche all’importanza del movimento spontaneo e non di parlare solo di allattamento ad oltranza e contatto corpo corpo per mesi e mesi dopo la nascita …
Non dimentichiamoci che il contatto costante col corpo materno è fisiologico fino al momento in cui non prevarica sui bisogni del bambino e questo non lo afferma Silvana Parisi ma studi ed evidenze in ambito di NeuroPsichiatria infantile…
Il bambino in quanto essere umano , in quanto persona , con bisogni e necessità propri , ha bisogno di sapere che esiste, che fa parte del mondo , anche affinando la percezione di sé stesso prima con la mamma e poi in autonomia , perchè è grazie all’aiuto della mamma e successivamente dell’ambiente circostante che struttura la sua personalità e la sua autostima
Vorrei concludere questo mio articolo con un bellissimo pensiero di Kahlil Gibran
I tuoi figli non sono figli tuoi,
sono i figli e le figlie della vita stessa
Tu li metti al mondo ,
ma non li crei
Sono vicino a te
ma non sono cosa tua
Puoi dar loro il tuo amore
ma non le tue idee,
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
ma non alla loro anima ,
perchè la loro anima abita
nella casa dell’avvenire,
dove a te non è dato entrare
neppure con il sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro,
ma non volere che essi assomiglino a te ,
perchè la loro vita non ritorna
indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia le feccia verso il
domani
K.Gibran